La Polonia diventa l’ultimo baluardo della chiesa cattolica in Europa (29.02.2020)

 
 
 

La secolarizzazione ha preso il sopravvento nel Vecchio Continente e i tradizionali baluardi della cristianità sono diventati degli avamposti della cosiddetta post-cristianità: dall’Irlanda ai Paesi Bassi, passando per la Francia, che è divenuta la culla della laicità e dove crescono di anno in anno gli attacchi anticristiani. Ma c’è un paese in cui i tassi di partecipazione alle messe restano alti, così come resta alta la fiducia popolare verso l’istituzione-chiesa e, soprattutto, è ancora capillare e palpabile l’influenza del cattolicesimo nella società, nella cultura e nella politica: la Polonia.

Polacco, la nuova lingua del clero

Il calo delle nuove ordinazioni è uno dei sintomi più manifesti della crisi esistenziale che sta attanagliando la chiesa cattolica. Se nel secolo scorso è dall’Europa che si originavano oltre il 90% delle ordinazioni, oggi l’Europa produce meno del 25% del nuovo clero che entra in funzione annualmente. Osservando i numeri europei più attentamente, si può notare che ogni quattro nuovi preti ordinati uno è polacco; ed è una tendenza consolidatasi negli anni recenti. Nel 2017, ad esempio, in Polonia sono stati ordinati 350 nuovi preti, mentre in tutta l’Europa 1272; ciò significa che i sacerdoti che parlano polacco rappresentano il 26% del totale.

La polonizzazione del clero europeo è solo parte di un contesto più ampio, che vede la Polonia guidare in maniera indiscussa il fronte cattolico nel “continente ateo”. Stando all’ultimo sondaggio dell’agenzia CBOS, il 54% dei polacchi partecipa regolarmente alla messa settimanale, il 20% dichiara di recarsi in chiesa diverse volte l’anno, il 18% partecipa ad una o due messe mensilmente, ed il 6% si reca in chiesa più volte a settimana.

A conti fatti, questo significa che la stragrande maggioranza della popolazione continua ad essere attaccata al cattolicesimo, aderendo alle funzioni più o meno attivamente e frequentemente. Si tratta uno scenario radicalmente diverso da quello olandese, ad esempio, dove le chiese chiudono per assenza di fedeli e nel tempo è venuto a mancare anche l’attaccamento “culturale” alla fede, sostituito da una totale ateizzazione.

Inoltre, la chiesa cattolica continua ad essere capace di mobilitare le masse in maniera significativa. Ad esempio, nell’ottobre 2017, l’evento “Rosario ai confini“, consistente nella recita di un rosario collettivo in più di 320 chiese e 4mila aree di preghiere per “proteggere l’Europa e la Polonia dall’islamizzazione”, aveva attratto oltre un milione di fedeli.

La crisi è iniziata

Nonostante i grandi numeri, la secolarizzazione è arrivata anche in Polonia e lo confermano diverse indagini effettuate negli anni recenti. Sta diminuendo il supporto popolare verso l’istituzione-chiesa, verso la quale ripone fiducia il 48% della popolazione stando all’ultimo sondaggio CBOS, e si stanno allontanando soprattutto i più giovani, come palesato dal fatto che coloro che si professano credenti fra i 18 e i 25 anni sono diminuiti dall’81% al 63% negli ultimi dieci anni.

La recente scoperta del coinvolgimento del clero in crimini sessuali, specialmente pedofilia, sembra la principale causa alla base dell’erosione di un consenso popolare plurisecolare. Mentre si moltiplicano i film e i documentari che denunciano il muro di omertà all’interno della chiesa, e le misure inefficaci implementate per tutelare le vittime ed evitarne di ulteriori, l’episcopato nazionale ha risposto aprendo uffici anti-abusi in ognuna delle 43 diocesi del paese.

Un fenomeno che sta prendendo piede in maniera preoccupante è quello degli attacchi anticattolici, che si sono intensificati in concomitanza con l’entrata ufficiale della chiesa nella guerra del governo all’ideologia di genere. Il fenomeno, iniziato sotto forma di profanazioni e vandalismi dei luoghi di culto, fra giugno e luglio dell’anno scorso ha manifestato il suo potenziale violento: nel primo caso era stato accoltellato un prete 48enne a Wroclaw, nel secondo caso, a Stettino, un tentativo di furto di ostie era sfociato in un violento pestaggio di gruppo contro l’anziano prete, 68 anni, della basilica di san Giovanni Battista.

Tuttavia, la chiesa cattolica polacca, contrariamente alle omologhe europee, ha una storia di incredibile resistenza ai tentativi di annichilimento ed emarginazione dalla vita pubblica, e continua ad essere il primo e più importante elemento unificante e coesivo dell’identità nazionale. Lo dimostrano, ad esempio, l’altissima partecipazione alle iniziative indette dalla chiesa ed il fatto che, a parte le legittime richieste di verità sugli abusi, né dalla società né dalla politica vengono avanzati reclami laicisti ma, anzi, è considerevole il supporto alle battaglie culturali identitarie e conservatrici dell’attuale partito di governo, Diritto e Giustizia, in primis quella contro l’ideologia di genere.

AutoreEMANUEL PIETROBON

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