Sull’Etna nella festività della Madonna di Fatima, celebrazione in onore di Giovanni Paolo II. Msza św. na Etnie przywołała obraz miłości św. Jana Pawła II do gór.

 
 
 

Sull’Etna nella festività della Madonna di Fatima, celebrazione in onore di Giovanni Paolo II.

L’iniziativa voluta dal Centro Custodia del creato Karol Wojtjla , nell’area dedicata  al cammino meditativo e intorno all’altare memoriale nel Piano Vetore , nel territorio alto-montano di Ragalna.

Nella ricorrenza del 35° anniversario dell’attentato al Papa l’annuale  celebrazione della Santa Messa è stata presieduta dal Card. Francesco Montenegro , Arcivescovo metropolita di Agrigento,

Presidente della Caritas italiana.

La giornata è stata arricchita dall’ escursione guidata,  di alcune scolaresche locali,  attraverso le Vie Sacre Di Sicilia, su per le Care Montagne che parlano di Dio. L’itinerario coordinato dalle guide naturalistiche di Federescursionismo Sicilia è stato commentato dalle riflessioni naturalistiche di fra Massimiliano Di Pasquale , dei frati Minori conventuali di Enna

L’ambiente e il paesaggio nella splendida giornata di sole primaverile ha dato lo spunto anche per le

la devota partecipazione alla Santa Messa caratterizzata dalle  note di spiritualità suggerite nell’omelia del Card. Montenegro. Note di approfondimento certamente espressive sia dei valori del creato nella straordinario scenario naturale dei luoghi che dall’esperienza pastorale negli anni di continuata accoglienza dei migranti in terra di Sicilia e a Lampedusa.

Nell’omelia il Card. Montenegro ha fatto notare come le splendide bellezze della natura , seppure incantevoli in quell’ambiente vulcanico,  sono subordinate al valore che Dio dall’uomo.

Paragonando quello scenario alla luce e allo star bene degli Apostoli sul Monte Tabor il celebrante ha  detto che Gesù , uomo concreto, ha invitato al ritorno a valle “nelle pozzanghere” e nelle vie faticose quotidiane. Il riferimento concreto è stato ancora una volta alla straordinaria fase storica delle migrazioni.

Da quell’ambiente, carico di luci e colori, di aria pura e cielo limpido, ha voluto lanciare l’appello “ ad aprire il cuore ai migranti e non solo i centri di accoglienza”solo con l’apertura dei cuore si potranno accogliere i migranti che chiedono semplicemente di poter raggiungere i nostri livelli di qualità della vita. L’omelia arricchita anche di immagini ed aneddoti inediti come quello delle rilevazione di religiosità cristiana in molti casi durante la ricognizione dei morti nei naufragi. Di chi è morto in genuflesso o di quelli che stringevano fra i denti medagliette o crocifissi come ancora di salvezza.

Il valore dell’uomo , figlio di Dio,  sovrasta tutte le bellezze naturali e deve divenire il parametro di impegno solidale nei nostri giorni . L’invito per i cristiani è ad adorare  l’umanità allo stesso modo dell’Eucaristia come affermava Madre Teresa di Calcutta.

La comunità cristiana come quella riunita attorno a quell’altare della Messa, costituita da persone che si incontravano per la prima volta,  è segnata dall’accoglienza reciproca senza pregiudizi o sospetti. Similmente questo clima deve essere trasferito nei momenti dell’accoglienza dei migranti e non solo nelle liturgie.

A conclusione della Messa al momento dello scambio del segno di Pace il Card. Montenegro ha suggerito la suggestiva immagine osservando i boschi circostanti , ambiti di grande fecondità derivata  dall’intreccio dei singoli alberi e dall’intreccio dei loro rami. Simbiosi che costruisce microclimi di ristoro e frescura, barriere frangivento e sviluppo di sottobosco fruttuoso, un  organismo boschivo utile all’uomo. Intreccio e osmosi figurative che hanno il forte senso nel’ appello ad aprire i cuori alla accoglienza , certamente foriera di convivenza pacifica come la natura li osservata.

La celebrazione intensamente seguita e attentamente partecipata ha richiamato le immagini dello straordinario amore che Giovanni Paolo II ha manifestato per le montagne.

Anche per l’Etna , ricordando la sua escursione in una pausa del concilio nel 1962 e della Sua preghiera all’Altare votivo della Madonna della Neve, nell’ex contrada cantoniera.

Il gruppo al seguito del Cardinale Montenegro è stato guidato dalla prof.ssa Emilia Poli e dal personale della Forestale presso il Giardino Botanico Nuova Gussonea.

 

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W 35 rocznicę zamachu na Jana Pawła II, w święto Matki Bożej Fatimskiej jak co roku, została odprawiona u stóp wulkanu Etna Msza święta. Była to inicjatywa  komitetu czuwającego nad parkiem im. Karola Wojtyły, a   także ołtarzem i pomnikiem „Piano Vetore”. Park jest miejscem medytacji i spacerów na zboczu góry Ragalna.

Mszy św. przewodniczył  kardynał Francesco Montenegro, arcybiskup metropolita Agrigento, prezes włoskiej Caritas, który od wielu lat w  miejscowości Lampedusa przyjmuje imigrantów przybywających na Sycylię.

Środowisko i krajobraz w piękny słoneczny dzień skłaniały do pobożnego uczestnictwa we Mszy świętej, charakteryzującej się szczególną duchowością. W homilii kard. Montenegri zwrócił uwagę na piękno natury pochodzące od Stworzyciela. Porównał sielankowy  krajobraz i dobre samopoczucie do światła i apostołów na górze Tabor, mówiąc że Jezus zaprasza do powrotu na wyżyny życia codziennego.  Z tego środowiska pełnego światła i koloru, świeżego powietrza i czystego nieba chciał zostawić przesłanie: wartości Jezusa, Syna Bożego przewyższają wszelkie piękno natury. Msza święta, mocno przeżyta, przywołała obraz  wielkiej miłości do gór, jaką miał Jan Paweł II.

Poza Mszą św. program obchodów rocznicy obejmował wycieczki dla miejscowych szkół. Uczniowie wędrowali górskimi trasami podziwiając krajobrazy mówiące o Bogu Stwórcy. Szli pod opieką przewodników z Federscursionismo Sicilia, słuchając komentarzy i refleksji o przyrodzie  zakonnika Massimiliano Di Pasquale z zakonu braci mniejszych Enna.

 

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W dniu 15 sierpnia, gdy Kościół raduje się Wniebowzięciem Matki Bożej ksiądz Jarosław Cielecki modlił się w tym roku na Sycylii w okolicy wulkanu Etna z mieszkańcami i pielgrzymami.

Reportaż od 24 minuty.

 

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